Occhi puntati sulla Berlinale 2025
Cosa aspettarsi da quest'edizione del festival, tra cambi di direzione, ritorni di grandi registi, restauri di film cult...
Pensando ai festival del cinema, la mente va immediatamente a quelli particolarmente mediatici, con red carpet, feste e grossi nomi dell’industria come per esempio il Festival di Cannes o la Mostra del Cinema di Venezia. Di eventi simili ce ne sono però tantissimi durante l’anno, che potenzialmente passano più in sordina, ma che di fatto è sempre bene tenere d’occhio per individuare i possibili film che popoleranno la prossima stagione dei premi cinematografici.
La stagione dei festival si è già aperta con il Sundance Film Festival, svoltosi dal 23 gennaio al 2 febbraio scorso, e proprio mentre leggete questa newsletter sta andando in scena il Festival di Berlino: queste due kermesse, insieme con i già citati Cannes e Venezia e con il Toronto International Film Festival, sono considerate tra le principali piazze annuali per quanto riguarda l’industria filmica.
Storia del Festival di Berlino
In merito al Festival di Berlino, la sua prima edizione risale al lontano 1951 — il che implica ormai 74 anni di storia — e fu aperta da Rebecca di Alfred Hitchcock: la prima edizione della manifestazione, ideata in piena Guerra Fredda e supportata dall’esercito americano, vedeva la direzione dello storico del cinema Alfred Bauer, ruolo che mantenne fino alla metà degli anni 70. Già allora i premi assegnati erano gli Orsi, che nel tempo divennero Orso d’Oro al miglior film e una serie di Orsi d’Argento assegnati per altri meriti, come miglior regia e miglior sceneggiatura.
In generale, al Festival di Berlino si prediligono titoli europei, meglio se d’autore e indipendenti, sebbene negli ultimi anni siano tanti anche i prodotti internazionali presentati nella capitale tedesca, e di norma c’è molta attenzione a film drammatici, spesso di stampo politico, e documentari. Ciononostante, le pellicole che negli anni si sono contese l’Orso d’Oro sono tantissime e tutte diverse tra loro, nonché ovviamente famosissime e amatissime: tra queste, Grand Budapest Hotel di Wes Anderson, Il giardino dei Finzi Contini di Vittorio De Sica, Rain Man di Barry Levinson e Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme.
L’edizione 2025
Apertasi lo scorso 13 febbraio, la Berlinale (altro nome con cui è conosciuta la manifestazione) ha visto quest’anno una sostanziale modifica rispetto ai precedenti, vale a dire la direzione artistica. Dopo quattro anni sotto la supervisione di Carlo Chatrian, che dalla fine del 2024 è diventato direttore del Museo del Cinema di Torino, da quest’edizione il timone passa nelle mani di Tricia Tuttle, già direttrice del British Film Institute e prima ancora senior manager per i BAFTA.
Cosa fa il direttore artistico di un festival cinematografico? Il cambio di passo in questo senso è davvero importante, perché la direzione artistica decreta in un certo senso l'identità del festival. Tuttle eredita quindi da Chatrian una serie di compiti, come per esempio la selezione dei film in gara, l'organizzazione delle tempistiche, degli spazi, della comunicazione, in generale della visione del Festival.
La giuria che decreterà i vincitori dell’Orso d’Oro e degli Orsi d’Argento quest’anno è presieduta dal regista americano Todd Haynes (che ricorderete per Carol e May December), sebbene uno dei premi sia già stato deciso a monte: a Tilda Swinton verrà infatti riconosciuto l’Orso d’Oro alla Carriera, che riceverà a pochi giorni dal recente annuncio di voler prendere una pausa dalla recitazione.
Il presidente di giuria Todd Haynes
Per quanto riguarda i film presenti quest’anno al Festival, che è ancora in corso e lo sarà fino al 23 febbraio, l’apertura è stata affidata al tedesco Tom Tykwer, che fu regista di Profumo - Storia di un assassino. Il suo Das Light, tuttavia, non sembra aver particolarmente convinto la critica presente: aprendo Rotten Tomatoes, il suo punteggio è attualmente pari allo 0%, il che significa che non ha ricevuto nemmeno una valutazione positiva (!!).
Tra i titoli da tenere d’occhio, c’è Mickey 17, sodalizio tra il regista di Parasite Bong Joon-ho e Robert Pattinson, dove quest’ultimo interpreta un bizzarro agente che ha il compito di continuare a morire per garantire la salvezza dell’umanità. Proiettato nei primi giorni del festival, la critica sembra unanime nel ritenerlo un film riuscito (86% di gradimento su Rotten Tomatoes), seppur non all’altezza dell’opera che valse a Jon-hoo l’Oscar al Miglior film e alla Miglior regia nel 2020. In Italia arriva il 30 gennaio, distribuito da Warner Bros.
O ancora: Hot Milk, con Fiona Shaw, Vicky Krieps ed Emma Mackey, tratto dall’omonimo libro scritto da Debora Levy. Il film, che rappresenta il debutto alla regia della sceneggiatrice inglese Rebecca Lenkiewicz, parla del viaggio di una madre e una figlia alla ricerca di una cura per la malattia misteriosa di quest’ultima, ed è stato presentato lo scorso venerdì 14 febbraio.
Altro grande ritorno sul quale molti occhi sono puntati è quello di Richard Linklater, che torna alla Berlinale undici anni dopo l’Orso d’Argento alla miglior regia per Boyhood: lo fa con Blue Moon, biopic sul paroliere americano Lorenz Hart, che conta su un cast stellato composto da Ethan Hawke, Margaret Qualley, Bobby Cannavale e Andrew Scott. In gara per l’Orso d’Oro, il film sarà presentato domani, 18 febbraio.
Per i nostalgici, alla Berlinale sarà presentata una versione restaurata in digitale de Il caso Paradine di Alfred Hitchcock (1947), con Gregory Peck e Alida Valli, ottenuta a partire dall’originale versione cinematografica approvata dal produttore David O. Selznick. Per il coté serie tv, al Festival ci sarà anche The Narrow Road to the Deep North, miniserie basata sull’omonimo romanzo di Richard Flanagan con protagonista Jacob Elordi, che qui veste i panni di un medico australiano la cui esistenza è raccontata dall’infanzia all’età adulta, attraverso flashback che mostrano il suo periodo in guerra e gli scandali che hanno coinvolto la sua vita privata.
Infine, non ci sono titoli italiani in gara, ma ci sarà comunque Luca Marinelli come protagonista di Paternal Leave, film diretto da Alissa Jung che racconta del viaggio attraverso la riviera romagnola di una ragazza tedesca, intenzionata a trovare il padre biologico che non ha mai conosciuti (Marinelli, per l’appunto).